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L'immagine è sgranata, sì. Ma quel gesto è chiarissimo. E quel volto è inconfondibile: è Ignazio La Russa, presidente del Senato della Repubblica. Due giorni fa, a Novate Milanese, mentre un gruppo di cittadini cantava pacificamente “Bella ciao” per protestare contro un monumento dedicato a Sergio Ramelli, lui – seconda carica dello Stato – ha reagito così: mimando con rabbia un “vi faccio un culo così”. Non uno scivolone, non una battuta, non un momento di nervosismo. Ma un riflesso. Il riflesso di chi non sopporta la Resistenza, la sua memoria, i suoi simboli. Di chi è sempre pronto a difendere chi fa il saluto romano, ma perde il controllo davanti a chi canta “Bella ciao”. Ecco in che mani siamo. Non solo una classe dirigente allergica all'antifascismo, ma ostile a chi lo pratica. E pronta a reagire con intimidazioni persino nei momenti pubblici, persino mentre rappresenta le istituzioni repubblicane. In un Paese normale, un gesto così gli costerebbe le dimissioni immediatamente. Qui, invece, resta dov'è. Come se nulla fosse. Come se fosse normale. E invece no: non lo è. E non lo sarà mai.
20 ore fa

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